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L'impatto di Internet sui diritti fondamentali

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Le tecnologie si evolvono a un ritmo sempre più rapido, mentre il diritto rimane indietro. In Tutela giurisdizionale dei diritti fondamentali su Internet. Una strada verso il costituzionalismo digitale? (Edizione Bloomsbury), Oreste Pollicino esplora come i progressi delle nuove tecnologie incidano sulla tutela dei diritti fondamentali, in particolare per quanto riguarda la libertà di parola e la privacy. Il libro fornisce infatti un'analisi approfondita delle forme, dei modelli e degli stili di tutela giudiziaria dei diritti fondamentali nell'era digitale e mette a confronto la visione europea e quella americana. In questo modo, il libro cerca di colmare il diverso tra il diritto di Internet e il diritto europeo e costituzionale. Il libro è il vincitore del Bocconi Legal Studies Award 2022 e il 30 maggio 2022 ha avuto anche l'onore di essere presentato alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Bocconi Knowledge, per gentile concessione degli autori e dell'editore, pubblica un estratto del libro.

Immagine con collegamento ad articoli su temi simili.  L'immagine tre pennellate viola rimanda all'articolo intitolato: Ricerca che lascia il segno: crediti per le assunzioni e diritti al tempo di Internet

Oggi più che mai, anche sullo sfondo dell’incertezza innescata dalla pandemia di Covid-19, la globalizzazione giudiziaria ha posto i tribunali in una posizione privilegiata per individuare i rischi di potenziale collisione tra regimi giuridici interconnessi in termini di tutela dei diritti fondamentali. La cooperazione tra i tribunali crea legami più stretti tra ordini diversi ma interagenti, contribuendo nel contempo ad adattare i sistemi giuridici alle nuove sfide globali. L’importanza di questa dinamica – e, più in generale, il ruolo e l’impatto dell’attività giudiziaria – è ancora maggiore all’interno del dominio digitale. Questo capitolo analizza le ragioni e le conseguenze di questa “amplificazione”.

L'aumento del ruolo dei giudici nella società dell'informazione può essere spiegato almeno in due modi.

La ragione principale (sostanziale) si concentra sul tradizionale divario tra diritto e tecnologia, dove il diritto resta indietro rispetto ai progressi tecnologici. L’onere di risarcire questa inevitabile inerzia legislativa – a livello nazionale e sovranazionale – ricade pesantemente sulle spalle dei tribunali. Il nuovo contesto fattuale e giuridico creato da Internet ha ulteriormente ampliato questo divario, evidenziando la carenza di competenze giudiziarie per affrontare gli scenari aperti dalle nuove tecnologie. In questo contesto, l’inerzia politica (che non sempre è forzata poiché talvolta il potere viene delegato ai tribunali con l’obiettivo di evitare scelte difficili) ha favorito l’immaginazione giudiziaria nell’era digitale] insieme al conseguente utilizzo di metafore e frame per adattare i sistemi giuridici alle peculiarità del regno digitale.

Questa nuova amplificazione di un processo ormai consolidato di immaginazione giudiziaria non è l’unica ragione dell’aumento del potere giudiziario nell’era digitale. Esiste anche un’altra ragione (procedurale), legata alla natura intrinsecamente transnazionale dell’ambiente digitale. L’avvento del World Wide Web ha messo in discussione le tradizionali categorie giuridiche come sovranità e territorio, sollevando così nuove questioni riguardanti i confini del diritto e della giurisdizione. La nozione di territorio o spazio è stata messa in discussione rispetto alla sfera online, dove Internet fornisce un canale per la condivisione di informazioni, prodotti e servizi tra varie giurisdizioni. In questo contesto, i tribunali sono stati chiamati a far rispettare la legge locale in un ambiente transnazionale come Internet.

Non dovrebbe infatti sorprendere che l’evoluzione dell’ambiente digitale sia stata uno dei motori di questa nuova ondata di attivismo giudiziario. Inizialmente gli studiosi hanno discusso a lungo se Internet costituisse un territorio senza confini e anarchico, una sorta di “terra di nessuno” immune da qualsiasi tentativo di regolamentazione a livello nazionale o addirittura sovranazionale o transnazionale. Altri studiosi hanno sottolineato che, sebbene sia possibile regolamentare Internet, il ricorso al diritto interno sarebbe incompatibile con la natura di Internet. Più specificamente, alcuni autori hanno descritto Internet come una piattaforma autoregolamentata in grado di sviluppare un proprio codice; al contrario, altri hanno sostenuto che una regolamentazione basata sui confini geografici è irrealizzabile, ed è quindi impossibile applicare le leggi nazionali a Internet. Johnson e Post, due sostenitori di questo approccio anarchico al web, hanno affermato che “gli eventi in Rete si verificano ovunque ma da nessuna parte in particolare… nessuna giurisdizione fisica ha una pretesa più convincente di qualsiasi altra di assoggettare gli eventi esclusivamente alle proprie leggi” e quindi '[e]gli sforzi per determinare dove si verificano gli eventi in questione sono decisamente fuorvianti' Tuttavia, è risaputo che tale sogno libertario è svanito. I tribunali hanno svolto un ruolo cruciale nel demolire tali visioni utopistiche. Sia l’applicazione dei diritti fondamentali online attraverso l’uso di nuove narrazioni giudiziarie, sia l’affermazione della giurisdizione, apparentemente come strumento semplicemente procedurale, sono due punti di vista privilegiati per comprendere il ruolo dei tribunali d’oltre Atlantico nella società dell’informazione.

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